Poesie scelte

Una poesia in genere è difficile da leggere perché andrebbe recitata e il caso vuole che non siano in tanti che ne hanno voglia. Ho raccolto qui quelle che ritengo le più belle, facili da leggere e da capire. A me accade ancora adesso, dopo averle scritte, corrette, rilette trenta – quaranta volte: mi si apre una voragine, un’emozione profonda e piacevole.

Foto di Salamone Maurizio



Lord Jim

La mia storia cominciava
parlando di mari lontani,
dei viaggi di un caro cugino
in verità mai esistito
e della fantasia che quei francobolli
sulle sue cartoline
rubavano ai miei libri di scuola,
rubando a mia volta
da una poesia di Pavese
l'istinto per lo sconosciuto
da me, con lui, condiviso.



E continuavo a vagare
da una terra all'altra
svelando arcani e misteri
lungo una rotta senza ritorno.
Inventavo così
una storia mai letta del tutto,
del fuggiasco Lord Jim
approdato di porto in porto
strenuamente inseguito...
-Da chi?-
-Da se stesso-
Allora vedevo nei volti delusi
il consueto dolce rimprovero
-Papà, non è vero-



Vent'anni dopo

Erano per noi storielle
miti, cavalieri, eroi,
granduchesse e cameriere,
furberie d'alabastro e di botteghe,
mentre la realtà che serpeggiava
era per noi il vero racconto da seguire.
Era per noi il bastone
l'arma letale, l'artefice in ogni dove:
lavoro, scuola, famiglia,
del lento penetrare nei nostri cuori
della voce maestra: denaro e consumo,
fortuna e scaltrezza, è così la vita.
E' per noi il tempo vent'anni dopo
di riprendere quei libri
gli eroi, le fatine, l'azione buona.



Le piccole gioie del quotidiano
non sono più cose da bambini.
Quanto abbiam riso, deriso e denigrato.
Abbiam fatto bene?
Ed eccoci ora i mostri, i pugni in faccia
e le mitragliate, il sangue sui muri
e le teste tagliate.
I profumi, i viaggi, le auto lucenti
sempre più grandi
e una voce di strega che dice di fondo
vieni anche tu, facciamo gran festa,
stasera si vince.
E se fosse che io da genitore
dicessi stasera si legge
spegniamo quel televisore,
dovrei riconoscere
nel tempo di un boccone
che proprio io
ho rotto il bastone.



Forse cento

 Forse cento
mille o centomila volte
mi hai sorriso
Ma io sulle tue labbra
non ho mai intercettato
due modi uguali



  Un tramonto un'alba
  mi accanisco a guardarli
sapendo che di te
hanno qualcosa
  Sarà in quel po' di trucco
che si addice
  a un tuo gusto
sempre di nuovo



Ti vorrei

Ti vorrei a piccole dosi
come una polvere che si
diffonde
e lentamente colora e
s'insapora
  Ti vorrei con le tue gambe
di grillo o di cerbiatto
gentile mestolino
che col suo brillare
guarnisce in tondo tutte le ore



  Ti vorrei sterminata
Pianura Onda
Raggio al quadrato
  E poi ad un tratto
piccolo mucchio di cristalli
Che non si sa e non importa
come - se non che addolcisce
  tutta la vita



Da te

  Da te che mi hai disseppellito
come uno scarabeo dalla sabbia
Che hai scrollato l'albero
per dissipare le foglie
Che hai cancellato
con un colpo di spugna
la cenere funerea
e hai scoperto l'arcobaleno



 Da te che ogni bacio ha un nome
  Giuggi Giaggi
  Geggi Gioggi
ricomincia la mia leggenda
  ogni mattina



Ti do un bacio

   Ti do un bacio ogni volta
che dai ritagli avanzati
della pelle dell'orso
col prodigio degli occhi
mi cuci di sopra
un vecchio orsetto di pelo

   Ti do un bacio ogni giorno
che da un mare infelice
ti scagli contro corrente
scavalchi le onde
prendi in giro gli oceani
li chiami tante gocce di pioggia



   Ti do un bacio ogni mattino
che da un riflesso di specchio
carpisco pronto un difetto
sia un'ombra che un pelo
e con cura lo spedisco
nel paradiso nascosto
   dei miei desideri



All'infinito

   Nel cielo alto e azzurro
vorrei non scomparire mai
Fra le nubi dell'oceano
e le piogge dello spazio
preferirei volare solo con la testa
e captare i tuoi pensieri
   E fra le stelle - le mie e le tue
forse lontane
vorrei pure una luce gialla



grande bella
che si alterni
in giri uguali e brevi
e sentire ogni suo ritorno
le tue parole
che ripetono sempre le stesse
   Emme Emme A A Ti Ti O O
come l'eco
del nostro piccolo sillabario
   all'infinito



Ti amo

Ti amo come l'erba
umida e fredda della terra ama il sole
come il vento che svola via curvo
tra le spighe
Ti amo senza fatica

Senza muovere un ciglio
senza tradire al respiro l'implacabile cullarsi del silenzio
Ti amo e non chiedo altro
di essere il tuo specchio
fragile come un pensiero continuo largo
come il cielo nello spazio timido di un'ala
Ti amo come la Luna ama le stelle



quando vede spegnersi i suoi fari e sa
che nessun riflesso le appartiene
Ti amo come un sogno ripetuto
che non si può e non si desidera cambiare
Ti amo senza soffrire
come un fiore tagliato
si accontenta di un po' d'acqua

di uno sguardo passeggero di un naso
che s'avvicina
Ti amo come quel pendaglio
di corallo antico come un vezzo leggero
un gaio portafortuna
che mai t'abbandona



Rosso fragolino

Quel rosso fragolino che si spande
dalla punta del tuo naso sulle gote
sembra un mattino
che sorge dal profondo del mare
tenebroso
dei tuoi occhi un po' cerchiati
e si contende
con le lampare delle pupille sfavillanti
il potere di dirmi quale giornata

E io mi riassiedo frettoloso
ad ammirare
le nubi bianche e celesti



- Azzurro è il tuo colore preferito
e io lo vedo - mentre si aprono
allo spettacolo del tuo sorriso

Un aquilone dalle trecce colorate
si tende sull'arco delle labbra
e io non so mai
se il suo volo ondeggiante
sull'ali d'un vento
a volte insicuro a volte maestrale
è un tratteggio fra il cielo e la terra
così vicino così perfetto
a quello
che io chiamo il mio scudo



Mio padre

Mio padre è stato negli scafi
che attraversavano l'Egeo
e dal mare del Bosforo
fino alle sabbie brunite - macchiate
della Libia orientale
quegli abissi scaldati
han disegnato le sue idee
Non fa che dire - sette anni di sommergibili -
e nel carattere gli è rimasta
una specie di vita sdoppiata
e a una settimana di stanca
fa seguire una settimana di euforia
Come allora quando il Mediterraneo
lo aveva sopra e sotto di sé

Ai Greci regalava lo scatolame invecchiato
mentre agli Americani e agli Inglesi
avrebbe volentieri tolto il saluto
per tutta la vita
Racconta che qualche volta la notte
si faceva il turno per salire in coperta
a fumare la sigaretta e godere lo spettacolo
che ai loro occhi appariva
remoto più remoto di qualunque pensiero



Con tanta fortuna ebbe salva la vita
Ancora ricorda i nomi
delle macchine da guerra dov'era stato
Ferite ai fianchi
in un turbine di spuma
dopo aver dato l'ultimo colpo di coda
si erano inabissate col ventre squarciato
Ma lui dice che si moriva
posandosi sul fondo
in silenzio - con calma

Quando le lamiere ringhiavano
per i colpi delle mine
e ogni uomo al suo posto gridava
una maledizione e forse un nome
a lui veniva da sorridere
L'allegria dell'uomo nato marinaio
Alla mia fantasia
e per tutti gli anni a venire
l'unico possibile
Di porto in porto - di stagione in stagione



Compagni

Chi sa cosa siamo riusciti a inventarci
seguendo le rotte delle navi
dal belvedere di Monte Pellegrino
quando appoggiati al parapetto estremo
con la testa infilata nelle nuvole
restavamo per più di un'ora
sospesi sulla nostra vita
Quando un bacio - i primi
ci è parso una pianura o la stessa
identica salita
per interminabili tornanti
Chi sa cosa abbiamo detto
appollaiati su un albero a rubare ciliegie
Eravamo noi il cavallo dell'immaginazione



Noi l'albero da innaffiare
venuto al Mondo come un sottile filo d'erba
Avremmo vinto col coraggio di uomini forti
col silenzio di destini lontani
tanto lontani da sembrare immortali

Non ci vergogniamo di essere cambiati
della nostra scienza imperfetta
nell'amministrare la vita
di non ricordare, di non essere riconosciuti
Ci vergogniamo di ammettere
senza tanta malinconia
che ancora oggi per noi
gli amici veri
sono quelli dei pantaloni corti



La mia tomba

A me stesso
ho dato da me stesso una bara
Per una mia volontà di silenzio
preso fra i tentacoli di una goffaggine
che forse era evidenza realtà
che io vedevo
mille volte ho taciuto
Guardando a volte una stella cadere
brillare nel vuoto
immaginavo per lei un senso ascendente
verso un altro pianeta



Ed ecco la mia tomba
dal gusto acre maligno
delle cose mai dette
di visioni incomplete
di sogni che tolti dai veli del sogno
si mostravano vergogne puerili
dolorose e solitarie architravi
in un cielo notturno di stelle
Ho guidato così la mia mano
a coprirmi di terra
Rimanendo seduto a guardare
su una spiaggia in silenzio di notte
il gioco innegabile del cielo



Ho sognato

Ho sognato di vendere poesie
come i ritrattisti alle fiere
e tu che arrivavi per comprarmi qualche verso
- ti vergognavi che rimanevo a guardare
quella tua cascata di capelli
le labbra che mordevi ripetutamente
E dicevi - finiscila - Se prometti poesie
scrivine una



E così sbarravi la porta
della ragazza curiosa e insolente
E spalancavi il miraggio
dell'amica di tanti anni prima
che diceva pure - finiscila
e le si arrossavano le guance
quando i suoi occhi
mi dettavano le parole



Nell'area pedonale

Nell'area pedonale
si agita un fazzoletto
rosso di merletto
Un cane ha fatto le fusa
sbagliando padrone
e un altro in cerca del suo pianista
danza una marcetta
E' qui che veleggi tutta rossa
tutta sola - un fiore all'occhiello
il foulard che ti vola

Se ho capito mi dici qualcosa
Non sento parole
leggo le labbra
Poi hai preso il telefono
hai perso la testa
Un cielo di nubi attraversa il tuo sguardo



Non so come ...arriva anche al mio
E intanto comincia una pioggerellina
Ci si ripara ai gazebo o alle vetrine
Mi dispiace ti perdo
Tu corri di là
elettrizzando le gambe
in magistrale equilibrio di piccoli passi
più rossa di prima

Rimpiango il tempo
di quando qualcuno
se ne andava stringendosi
su un mare smeraldo
sotto l'ombrello



Per me la poesia

Mi sarei vergognato di scrivere con la stilografica
Ho amato la matita che si getta sul foglio
al massimo la biro che costa poche lire
In verità mi sarebbe piaciuto
usare il dito e scrivere sui muri
Le mie figure sono in ombra
avvolte nel chiaroscuro che mi porto dentro



Non ho mai voluto occhiali
Che importa? Se una donna un colore
un particolare ognuno lo vede come vuole
E' così anche la vita
Ogni giorno mi sveglio con un milione di domande
e mi riaddormento la sera stanco e meno atterrito
E' così per me pure la poesia
capisco - non capisco - capisco



Ma di una mosca vorrei parlare

Ma di una mosca vorrei parlare
che mi guarda certe sere
di quel luccichio che ci vola attorno
che noi chiamiamo mosca
per usarle un vezzeggiativo
e che a volte suona come una calunnia
ma mosca non è
Che immaginiamo come Montale
con un paio di occhiali
e un sordo rumore di motori
che ci scova silenziosa anche nel buio
e ci pesca dentro senza riguardo
O che fingendo di essere noi stessi
quell'animale mangiatore di mosche
ne sorbiamo le dolcezze



quando le è permesso (da noi - permesso)
che lei da mosca dica
- che bella giornata - non vedi?
e poi sparisca nella controluce
O ci sembra la mosca del dispetto
(il flagello delle cose semplici
sulle cose forti)
La mosca che si aggira fra rovine polverose
(forse della nostra mente)
E ci basta dire - certo questa vita
non è un letto di rose - con più o meno arte
- con più o meno aria penosa
per schivarci astutamente
da uno dei suoi voli



Non c'è poesia

Non c'è poesia
che possa chiudere le ferite
e non esistono poeti
che possano partecipare
ai coktails delle ferite aperte

Ci sono versi che sanno guardare
più in là dell'alluvione
che sommerge fino a perderli
i vecchi quadri chiusi in una cantina
Che sanno andare più in là dei saluti
degli abbracci per l'infelice
e in fondo limitato errore
Vedere più in là delle croci issate sulla strada
dei pianti degli orfani delle madri



Vedere il piede il cingolo
che fu la causa
lo strumento
l'arte sopraffina
il sortilegio nuovo e antico
che intimarono il comando
che fu la morte
Ma non trovare i colpevoli - i bugiardi

La colpa dei poeti
dei milioni di poeti
che riempiono le strade
non è di non sapere curare le ferite
ma non saper ferire



Se sorridesse la Luna

Se sorridesse la Luna
sicuramente
somiglierebbe a noi sognatori
che l'abbiamo scelta
come la nostra seconda casa

Infatti non facciamo che pensare
a un Mondo che sa tanto di Luna
prendendogli ogni giorno qualche cosa

Ha ragione Silvia Plath
noi come la Luna
siamo dei grandi scroccatori



E anche se la Luna spesso ci umilia e ci delude
e noi deludiamo lei
non manca giorno
e non mancherà mai
che di noi non arrivino notizie
da dove saremo a camminare
- magari pensando a lei
- magari rimuginando le sue parole
come una divertente colpa
... che grandi scroccatori!

Con una Luna scema sulla testa
e una nuova bella (sempre la stessa)
che ci accompagna



Se chiameranno te la mia poesia

Se chiameranno te la mia poesia
guardando con un brivido
il buco nella pagina
sarà perchè in questi segni senza anima
non vedono le nostre quattro gambe
E se l'amore che tu mi avresti dato
e io confesso d'avere avuto
saranno favole



è perchè non scorgono nel mondo
i muri grandi di una casa
E poi non sanno e forse non sapranno mai
che la forma e il contenuto
da cui ogni idea partiva
era nello sguardo
dietro le tue palpebre



Ti confido

Ti confido
che mi sarebbe piaciuto
vivere tra queste righe
Abitare nelle linee bianche
come il fantasma buono
dentro il palazzo antico
Conoscere a memoria ogni gradino
e ogni scricchiolio di queste scale
Sedere in silenzio ad ogni piano
ed incrociare i tuoi pensieri
dove nessuno sa che può trovarli
Ascoltare che mi rimproveri
se qualche volta
ti ho svegliata di soprassalto
con un rumore di catene
se fra lo scendere e il salire
per errore ho preso nota
delle tue confidenze in altro rigo



Se ti ho costretta a ripiegare il libro
perchè un fiume di parole ti ha investito
e all'improvviso dalle terrazze
ti sei ritrovata sola nei sotterranei
A me sarebbe piaciuto essere l'ascensore
dove ognuno cerca di arrivare
e di andare dove vuole
Sentire dalla tua voce che mi confida
di un ospite invisibile prigioniero
quando altre volte hai cominciato a leggere
di un mondo che ti appartiene
e non sai spiegare come
per quale incredibile mistero
qui ci vive



Indice

1) Lord Jim ›

2) Vent'anni dopo ›

3) Forse cento ›

4) Ti vorrei ›

5) Da te ›

6) Ti do un bacio ›

7) All'infinito ›

8) Ti amo ›

9) Rosso fragolino ›

10) Mio padre ›

11) Compagni ›

12) La mia tomba ›

13) Ho sognato ›

14) Nell'area pedonale ›

15) Per me la poesia ›

16) Ma di una mosca vorrei parlare ›

17) Non c'è poesia ›

18) Se sorridesse la Luna ›

19) Se chiameranno te la mia poesia ›

20) Ti confido ›